|
I tragici e gli aedi, hanno lasciato traccia o tramandato oralmente le storie, le avventure di mare di eroi protetti dalle divinità del mare e fantasticato sulle vicende di queste con i mortali.
Se si eccettuano i mosaici e le pitture su ceramica in cui il mare è rappresentato con segni stilizzati di onde e di fauna ittica, non ci è pervenuta alcuna immagine pittorica del mare quale elemento acqueo.
La tendenza a trascurare la sua rappresentazione anche come semplice decorazione sullo sfondo di quadri del Rinascimento e dei ritratti di personaggi, cambia in Europa all’alba del sedicesimo secolo.
All’inizio del 1600 si creano opere pittoriche in cui il mare viene finalmente raffigurato come è nella realtà. Questo modo di interpretarlo nasce e si sviluppa nell’ Europa del Nord
I pittori di diversa nazionalità, olandesi, fiamminghi, tedeschi ecc conoscono da tempo la tecnica della pittura ad olio e l’uso della tela come supporto. Vivono in grandi città di mare ove stanno sorgendo nuove marinerie ad opera di armatori e ricchi commercianti. A contatto di tali ambienti vengono a conoscenza delle buone o cattive sorti capitate ai velieri, ricevono committenze da ricchi borghesi che vogliono farsi immortalare in quanto divenuti famosi ed importanti.
Crescono di numero i pittori specialisti in temi marini che affidano alla loro arte le storie raccontate da navigatori spinti ad esplorare il globo in cerca di nuove terre e nuove fonti di ricchezza.
Dopo la scoperta dell’America e i viaggi dei grandi marinai portoghesi, inglesi, olandesi, le rotte sugli oceani verso l’oriente e l’occidente sono sempre più frequenti.
Ugualmente numerosi sono i pittori di terra che in tale epoca vengono attratti dalla rappresentazione del mare , trascurando divinità mitologiche maggiori o minori per lasciarle agli scultori, ma, l’influenza religiosa protestante o cattolica penetra nell’artista che lo raffigura come mistero insondabile, inquieto ed inquietante.
Il mare assume nelle tavole dei pittori il ruolo di protagonista per mostrare al fruitore i particolari di una scena generalmente angosciosa e ciò che accade durante la sua manifestazione negativa ha quasi un alone infernale.
Gli uomini che hanno avuto la sfortuna di incappare in un mare in tempesta non hanno scampo anche dopo il naufragio dell’ imbarcazione nonostante il tentativo di salvarsi con scialuppe verso coste impervie e irraggiungibili.
Il mare, oceano o mare interno che sia, induce sempre a temere eventi minacciosi, anche quando lambisce tranquillamente piatto e dorato le banchine di pacifiche immaginate scene portuali, le sontuose e fantastiche architetture di rive illuminate dal sole.
Nelle tempeste marine viene rappresentato il mare come elemento naturale terribile ed orribile. Di fronte l’essere umano è generalmente atterrito ed impotente con l’espressione del condannato senza appello. Gli episodi di burrasche sono rappresentati fedelmente al fenomeno naturale che viene descritto nei dipinti in tutti i suoi particolari, consentendo di intuire perfino la direzione del vento.
Questo modo di descrivere in pittura il mare prevale per più di un secolo. Successivamente , dal finire del 17° secolo, si assiste ad un deciso cambiamento: non più tragiche narrazioni ma immagini idilliache di velieri a vele spiegate, porti sereno rifugio di imbarcazioni di tutti i tipi, scene di vita marinara in mare aperto e in banchina, sullo sfondo di paesaggi costieri inventati o fedeli alla realtà.
Ai nostri giorni, i pittori contemporanei non perseguono approcci personali ed originali nel raffigurare il mare.
Sono in uso talvolta temi antichi facenti capo alla mitologia e moderni che vengono sintetizzati con ideogrammi tratti da varie forme d’arte.
La rappresentazione del mare cosi come è, è affidata alle telecamere , agli specialisti attorno ad esse ed ad una serie di operatori che lavora alle immagini. All’inizio del terzo millennio trionfa l’occhio tecnologico di purissimo cristallo. |