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IL MARE con la sua estensione senza confini e la sua profondità e varietà di aspetti, la stranezza e mostruosità dei suoi abitanti, i rischi cui si espone chi lo navighi, si presta facilmente a fungere da veicolo espressivo di esperienze religiose.
Presso i popoli antichi nella cui forma di civiltà le tendenze mitopoetiche occupano un posto determinante. il mare si rappresenta come dimora di divinità il cui carattere è frutto delle diverse credenze.
Gli antichi abitanti del Mediterraneo per lungo tempo identificano il mare con un dio o con una dea primigeni,ai quali danno vari nomi, Nettuno , Poseidone, Tritone, Anfitrite, Teti nomi legati alla mitologia greca e romana; altre divinità con nome meno noto, si affermano presso gli abitatori delle coste africane ed indo- orientali.
Gli scultori soprattutto e i pittori in misura minore a quei tempi, per trasmettere immagini del mare nelle varie naturali manifestazioni ricorrono alla figura della divinità il cui culto era più diffuso, rappresentandoli nella ceramica, nel marmo, nell’ affresco, supporti della loro ispirazione, con gli oggetti che si credeva appartenessero a loro vita quotidiana di dei e che per ciò finivano col divenire simboli identificativi della stessa .( il tridente, un delfino o un tonno, la prua di una barca, una navicella)
I fenomeni naturali del mare , i suoi cambiamenti molto improvvisi e variabili, venivano espressi alterando alla divinità l’aspetto del viso, a volte vecchio o giovane, triste o allegro, collocandola poi in posizione centrale oppure in un contorno di divinità minori, cercavano di esaltarne l’importanza rispetto alle altre divinità dell’Olimpo.
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