Dentro un paesaggio siciliano di fine ottocento

La giornata era dolce.
La campagna sorrideva, beata dei primi tepori dell'aprile, sotto un cielo filettato qua e la di nuvolette bianche e diafane dagli orli color di rosa.
Dietro i muriccioli e dietro le siepi dei campi, gli alberi affacciavano le loro teste inghirlandate dalle frondi novelle; e l'onda d'oro versata dal sole sui mille toni del verde, diventava, ad un alitare del vento, un brulichio, un sorriso delle foglie prese da fremiti d'amore.
La pianura arrampicavasi festosa verso le colline coi suoi frastagli di prati grassi, di vigneti in risveglio, di siepi fiorite, di strade serpeggianti, di gruppi di alberi in pieno rigoglio, macchiettata dal bianchiccio dei casolari e delle ville.
In fondo, dietro i dossi ineguali delle colline, fra una leggera nube di vapori violetti, le montagne ritagliavano sull'azzurro dell'orizzonte le nevi delle loro cime colorate lievemente d'incarnatino.

( Luigi Capuana:Giacinta )

   

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