La vedova scalza

Ho spoiolato in profondità il romanzo di Salvatore Niffoi LA VEDOVA SCALZA.

e ne ho tratto le curiosità che seguono.
dopo riletture dei venti canti che compongono il romanzo.

Il titolo mi ha richiamato aggettivi più noti “ La vedova nera…la vedova allegra…..la vedova bianca…. la vedova scaltra…la vedova bella ed anche il nome di Emilio.. >Saranno venuti in mente ai cinquanta lettori più affezionati di me a Niffoi almeno per un istante.?

Nel libro in cui si adombrano e si inseguono protagonista ed autore, è un cenno all’argia, ragno velenoso meglio conosciuto come vedova nera; a Mintonia in partenza, Zosimminu innamorato segreto, augura che il tempo insegni ad essere allegra e a rinascere e questo capita alla protagonista dell’operetta; la vedova emigra in Argentina e si rifa una famiglia; l’aggettivo bianca se lo indossa una volta la scrittrice delle prime note sul quadernetto; Mintonia vedova, si dimostra scaltra nell’ordire e portare a compimento scalza per non lasciare tracce nè orme la vendetta, come la protagonista della commedia di Goldoni, tra i suoi spasimanti, preferisce concedersi all’ italiano.Ancora, la vedova bella è un fiore, detto bocca di lupo; da bambina la protagonista è descritta dal narratore bella come un angelo tentatore il giorno della sua prima comunione ed infine, Emilio Vedova grande pittore italiano postcubista, morto di recente, e intendo riferirmi al grande quadro completo di una Sardegna che esce dal libro.

La scomposizione e ricomposizione del materiale narrativo che pare scritto a quattro mani, l’ambientazione, i riferimenti storici e letterari, la descrizione dei paesaggi, l’inserimento di detti e proverbi, l’uso di parole in dialetto, sono le scelte vincenti di Niffoi, per riportare alla luce una storia di amore e di morte.

L’Autore, divoratore di libri, scrittore preparato e grande narratore, dopo essere stato in bilico sull’aggettivo bianca momentaneamente riferito alla protagonista diventata vedova, ha scelto il definitivo scalza che diverrà d’ora in poi imperituro, come quello goldoniano. Ai membri della giuria che hanno affrontato la lettura del suo libro vincitore del 44° premio Campiello 2006 tali reminiscenze non possono essere sfuggite.A me le divagazioni in premessa hanno dato un contributo ad illuminare le varie sfaccettature del personaggio femminile e capire oltre le righe l’ intera ed intricata vicenda.

Niffoi ha letto molto , scritto e riscritto prima di cimentarsi nell’arte dello scrivere e di diventare anche compositore, musicista, pittore , non trascurando i minimi particolari :nessuna meglio di lui sa scomporre e ricomporre le storie dei personaggi anche di quelli minori.

>All’inizio, l’indicazioni tematiche delle venti cantiche ed il verso zoppicante di ognuna prepara alla lettura della particolare e singola vicenda dei personaggi annunciati. E’ un modo originale di introdurre alla lettura, poi , le dediche e le citazioni .Anche Mintonia giovane , seguendo i consigli dei suoi indimenticabili maestri non ufficiali, dice di voler scrivere sul quadernetto in questo modo e concludere le parti con battute finali quasi sempre filastrocche . Ma Niffoi riorganizza da autore comtemporaneo ogni riga, pagina, parola, da cantastorie moderno , facendo quasi udire gli accordi tonali e i chiaroscuri dei venti notturni di Chopin, attraverso un linguaggio personalissimo attuale fatto di parole in italiano porcellino , di altre gergali contaminate dai vari dialetti sardi, alcune tutto nuove o forse alterate dal proto.

>Dei temi intonati , il secondo e l’ultimo sono letti da Itriedda e occorre pensarli scritti da chi ha voluto raccontare (Niffoi), tutti gli altri dobbiamo considerarli opera di una scrittrice in erba(Mintonia) e rinvenuti tali e quali nel quadernetto riportato alla luce.La differenza è che i primi non si chiudono con le filastrocche, gli altri invece si.

Il suo romanzo”La vedova scalza” appartiene al filone dei romanzi storici e come “I promessi sposi”del Manzoni autore sommo ma poco conosciuto dai lettori delle nuove generazioni, romanzo storico scritto in un italiano risciacquato in Arno: don Alessandro viene ricordato non a caso da Niffoi con la frase” omnia munda mundis. Lì si fa riferimento al ritrovamento di un manoscritto del seicento per narrare la storia di due giovani Renzo e Lucia, qui ne” la vedova scalza” compare un quadernetto in cui è stata scritta come in un diario la storia di Mintonia Savuccu e Micheddu Lisodda, storia riportata alla luce, da chi ha avuto per successione ereditaria il manoscritto a matita e a inchiostro. Sono andate così le cose oppure con il suo estro armonico Niffoi le ha tutte inventate di sana pianta?

Il lettore sin dalla prima pagina, che è anche quella letta prima di tutti gli altri e di tutte le altre pagine assieme ad Itriedda Murisca, la nipote bastarda di Mintonia che riceve in una data precisa il quadernetto con la storia della zia, viene colpito dall’esordio cantilenante come da un pugno allo stomaco ed avvinto dal linguaggio truculento e brutale che fa presagire una storia tragica con pochi sprazzi di luce e di serenità.

>La data storica della consegna del plico e quel che accade al momento, provano che in verità esiste un unico autore che ama scrivere celandosi nei panni della sua creatura. L’uso frequente di parole scritte in un italiano imbastardito da diversi dialetti sardi , ma dette anche ai nostri giorni in molte comunità dell’Isola, pone difficoltà di comprensione.L’ atmosfera diventa meno pesante quando si legge che i due innamorati scoprono la bellezza del mare, avendo fatto all’ amore per la prima volta.Più tardi la rievocazione di Mintonia è che l’abbiano fatto proprio al mare e ciò contrasta con quel che è accaduto in precedenza, quando lei ricorda invece che - dopo aver bevuto l’acqua salmastra della fonte che si dice leghi per l’eternità chi la beve- cadde a terra mentre risaliva a cavallo diretti verso il mare, restando a gambe aperte e irresistibile per Micheddu . Ma forse è comprensibile che , col passare del tempo, i ricordi anche belli della vedova siano sbiaditi e privi dei particolari.. (Continua…...per la migliore comprensione del romanzo scarica il dizionarietto dell'italiano porcellino di Salvatore Niffoi .

   

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